Tutto ciò che si dovebbe sapere riguardo alla gestione e raccolta dei R.S.U.

23.08.2013 16:56

SCENARIO NORMATIVO

Gli ultimi vertici internazionali hanno indicato gli obiettivi ed i programmi per integrare l’ambiente nelle strategie di sviluppo, riconoscendo un ruolo positivo e necessario alle imprese ed alle comunità degli affari, per coniugare la crescita economica e la protezione ambientale. Il tutto per ridurre sempre più il conflitto tra sviluppo e tutela dell’ambiente.

La strada europea è stata tracciata a Cardiff nel 1998, a Lisbona nel 2000, a Barcellona e Johannesburg nel 2002, con l’indicazione di una strategia finalizzata al "raggiungimento, in Europa, di standard elevati di crescita economica eco-efficiente".

Strumenti principali di questa strategia sono gli "indicatori di sostenibilità", grazie ai quali si misurerà il livello di efficienza nell’uso delle risorse naturali ed energetiche. Obiettivo finale è un eco-bilancio reale, che garantisca la qualità della vita e il risparmio di risorse.

L’Unione Europea punta ad unificare la normativa degli stati membri, con l’emanazione di regolamenti, direttive, decisioni, raccomandazioni e pareri, risoluzioni.

Per quanto riguarda gli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, in Italia la normativa europea è stata recepita dal Decreto Ronchi (D.Lgs.22/97) che ha delegato proprio a CONAI, il ruolo di garante del passaggio da un sistema di gestione basato sulla discarica ad un sistema integrato di gestione basato sul recupero e sul riciclo.

Alle Regioni spetta il compito di dare organica attuazione alle disposizioni contenute nella legge nazionale, e individuare le funzioni amministrative relative alla gestione dei rifiuti a livello regionale, delegando le rimanenti funzioni alle Province ed ai Comuni. Inoltre le Regioni devono attualizzare le legislazioni regionali pregresse, e predispone Piani Regionali per la gestione dei Rifiuti Urbani. I Comuni sono responsabili della raccolta differenziata e hanno l’obiettivo, previsto dalla legge, di raccogliere in modo differenziato, il 35% dei Rifiuti Urbani.

I CONTENUTI DEL PROGETTO “LA RACCOLTA”

Sono parole che ogni giorno vengono ripetute da amministratori, economisti, scienziati, ambientalisti, giornalisti che invitano ad assumere un comportamento più attento nei confronti dei rifiuti che si producono. La crescita dei consumi porta inevitabilmente un aumento dei rifiuti e la nostra spazzatura diventa sempre più ingombrante e voluminosa. L’impegno dei cittadini nel separare i rifiuti diventa pertanto di fondamentale importanza per poter salvaguardare l’ambiente e recuperare risorse preziose.

I RIFIUTI SOLIDI URBANI

La raccolta differenziata, secondo il Decreto Ronchi, rappresenta "la raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee destinate al riutilizzo, al riciclaggio e al recupero di materia prima".

La raccolta differenziata dei rifiuti dunque permette di raccogliere e conferire oggetti ed imballaggi in modo separato. E’ basata sul senso di responsabilità dei cittadini e dei lavoratori che separano i rifiuti prodotti in casa o sul posto di lavoro

In Italia, negli ultimi anni, si producono circa 29 milioni di tonnellate di RSU (Rifiuti Solidi Urbani), pari a 500 kg di rifiuti pro-capite all’anno, di cui il 40% è costituto da imballaggi. Di questi, vengono raccolti in modo differenziato in media 86 kg/anno per persona (fate un conto del margine di miglioramento che è possibile realizzare?).

Le differenze tra Nord e Sud sono alquanto marcate:

  • Nord Kg. 141 anno
  • Centro Kg. 80 anno
  • Sud Kg. 22 anno

Per quanto riguarda la totalità dei rifiuti, nonostante i miglioramenti ottenuti in questi ultimi anni, la discarica rappresenta ancora la modalità di smaltimento prevalente. Ecco i valori dei diversi metodi di smaltimento:

  • discarica: 70%
  • riciclo: 13%
  • termovalorizzazione/combustibile da recupero: 10%
  • compost: 4%
  • altro: 3%

Le cause che pongono le discariche ancora al primo posto sono diverse. In particolare:

  • la raccolta differenziata non è ancora diffusa su tutto il territorio nazionale, come dovrebbe essere;
  • la qualità dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata è spesso scadente, il che rende più difficile le operazioni di riciclo;
  • i costi della raccolta urbana sono più elevati, in alcune aree del paese, rispetto ai costi della discarica.

Inoltre, nel settore intervengono più di 4.000 operatori: un numero davvero eccessivo, che rende più frammentaria e costosa la raccolta. Con la costituzione degli A.T.O. (Ambiti Territoriali Ottimali, cioè aree omogenee sotto il profilo socio-economico e geografico, di dimensioni paragonabili a quelle di una media provincia), si dovrebbe innescare un processo di aggregazione e concentrazione degli operatori.

La raccolta differenziata è un circuito complesso, basato essenzialmente su un insieme di procedure, di conoscenze, di abilità (know how), di attrezzature specifiche e di personale formato, operativo in regime di sicurezza. L’insieme delle procedure è costituito dalle seguenti fasi:

  • la separazione delle categorie dei rifiuti (secco non riciclabile, secco riciclabile, frazione organica, sfalci e ramaglie, rifiuti pericolosi, rifiuti ingombranti);
  • il conferimento ovvero il trasporto dei vari rifiuti separati presso gli impianti di destinazione;
  • il controllo ovvero una separazione manuale e dunque più accurata delle varie tipologie di rifiuto riciclabile;
  • il recupero di componenti recuperabili dai rifiuti ingombranti;
  • il trattamento (primo o secondo) in impianti specializzati, dove il rifiuto ripulito e recuperato viene trasformato in materia prima seconda pronta per nuove lavorazioni;
  • l’avvio alla forma prevista di recupero;
  • l’avvio allo smaltimento degli scarti.

L’insieme delle conoscenze comprende:

  • la normativa vigente;
  • la determinazione dei grandi flussi di rifiuti;
  • la capacità di riconoscere e separare i materiali diversi;
  • le modalità di raccolta;
  • la programmazione dei momenti di raccolta e conferimento;
  • le tecniche e le tecnologie di trattamento, riutilizzo e smaltimento;
  • aspetti culturali e di comunicazione necessari per l’organizzazione e il raggiungimento degli obiettivi di qualità della raccolta differenziata.

Le attrezzature sono costituite principalmente da:

  • mezzi di trasporto attrezzati per la raccolta differenziata;
  • contenitori appositi;
  • impianti di separazione e di primo e secondo trattamento.

Per attuare una raccolta differenziata di qualità (frazioni sempre più omogenee), è necessario ottenere il pieno consenso dei cittadini che, grazie ad un’informazione costante, mirata, essenziale ed efficiente, saranno i protagonisti della prima fase del processo di recupero dei rifiuti a tutela dell’ambiente.

DA RIFIUTO A RISORSA ATTRAVERSO GLI IMPIANTI DI SEPARAZIONE E PRIMO TRATTAMENTO

Una definizione interessante di imballaggio è "ciò che permette lo spostamento nel tempo e nello spazio del consumo di un bene", definizione che sintetizza in modo chiaro le sue funzioni strutturali.

Oltre alle funzioni di protezione, di contenimento e di razionalizzazione degli spazi per la movimentazione e l’immagazzinamento delle merci, l’imballaggio ha il compito fondamentale di comunicare, a chi deve comperare il prodotto, tutta una serie di informazioni di grande importanza.

Le funzioni tecniche dell’imballaggio si intrecciano così con quelle comunicative e informative: l’involucro viene infatti utilizzato per trasmettere indicazioni utili all’identificazione della merce e della marca che la produce, a fornire le istruzioni e le precauzioni per l’uso, le componenti, il prezzo, le indicazioni obbligatorie per legge e così via.

In questo nuovo contesto la funzione dell’imballaggio diventa sempre più strategica. E’ curioso pensare oggi ,a come fosse un tempo la distribuzione tradizionale dei prodotti, quando, per il trasporto fino al negozio, erano sufficienti protezioni molto semplici, come un sacco di juta o un cesto di vimini.

Il nuovo sistema di distribuzione organizzata porta sugli scaffali prodotti pre-confezionati, facilmente fruibili dal consumatore. I prodotti oggi non vengono più venduti ‘sciolti’, ma vengono confezionati, imballati e proposti nei quantitativi e nelle varietà che corrispondono alle attuali necessità di chi li acquista.


Oggi tutti i prodotti di consumo immessi sul mercato vengono confezionati e imballati:diversamente da quanto accadeva anche solo 50 anni fa. Ogni prodotto è custodito nel suo imballaggio e se cinquant’anni fa una donna di una famiglia media comperava merci "sfuse", oggi la stessa donna acquista prodotti confezionati che, oltre a garantire una più efficiente distribuzione, salvaguardano la qualità, l’igiene e la conservazione dei prodotti nelle migliori condizioni.


Con l’avvento della grande distribuzione è la merce che deve auto-presentarsi ai suoi potenziali consumatori. Il messaggio promozionale affidato all’imballaggio (chiamato anche packaging) diventa di fondamentale importanza poiché rappresenta l’ultimo anello del processo di promozione e di comunicazione di un prodotto. Questa è una funzione importante per l’imballaggio moderno perché favorisce la vendita, ma soprattutto perchè salvaguarda il consumatore, sempre più cosciente dell’importanza della propria salute e attento ai prodotti rispettosi dell’ambiente.

ACCIAIO

UN PO' DI STORIA

I metalli sono conosciuti fin dai tempi più remoti. Gli archeologi datano e nominano le fasi della preistoria basandosi proprio sul tipo di metallo allora diffuso e utilizzato per la fabbricazione di utensili e armi. Fu intorno al 5.000 a.C. che ci si rese conto che questi minerali, se riscaldati, diventano malleabili e possono quindi essere modellati e assumere la forma desiderata. Pertanto si cominciarono a creare i primi oggetti per la vita quotidiana. La qualità dei prodotti migliorò sensibilmente solo quando si scoprì che mescolando più metalli se ne potevano ottenere di nuovi: le leghe (2.500 a.C.).

Si deve attendere fino al 1321 per la produzione della prima latta, una lamina di ferro ricoperta su entrambi i lati di stagno fuso, per poter contenere e conservare i cibi. Lo stagno impedisce la corrosione e l’ossidazione che avviene a contatto con il cibo, mentre l’acciaio ne garantisce la robustezza. Nel 1830 compaiono le prime "scatolette" a banda stagnata. Questo prodotto è diventato di grande successo e diffusione, in quanto capace di conservare il cibo mantenendone inalterate nel tempo le caratteristiche.

Come materiale da imballaggio la banda stagnata deve la sua affermazione, in Italia, a Francesco Cirio, capostipite della famosa industria di conserve.

DA SAPERE…

E’ accertato che i primi laminati di ferro ricoperti di stagno erano impiegati per gli usi più vari fin dal medioevo.

Ma il primo ad intuire che l’accoppiamento tra la robustezza dell’acciaio e la duttilità e purezza dello stagno poteva garantire un’ottima conservazione dei cibi, fu un francese, Nicolas Appert, che nel 1810 brevetto un metodo di sterilizzazione sotto vuoto che prese il suo nome.

La produzione delle scatole di conserva si sviluppò, inizialmente, in Inghilterra.

I primi consumatori a sperimentare con successo tale novità furono i viaggiatori, in particolare navigatori ed esploratori.

CARATTERISTICHE E IMPIEGO

L'acciaio è uno dei materiali più diffusi al mondo, secondo per tonnellaggio solo al cemento. L'acciaio è una lega a base di ferro, contenente carbonio in quantità variabile fino ad un massimo del 2%, a cui si aggiungono altri elementi metallici e non metallici in quantità controllate per conferirgli particolari proprietà in funzioni degli usi a cui è destinato.

Dalla colata di acciaio si ottengono dei semilavorati blumi, bramme e billette dai quali derivano una serie di prodotti: lamiere e lamierini, tubi, travi, filo di ferro ecc. Dal lamierino si ricavano gli imballaggi in acciaio come i fusti e i barattoli. Le caratteristiche principali dei contenitori in acciaio sono le seguenti:

  • robustezza;
  • totale riciclabilità;
  • protezione dagli agenti esterni tra cui la luce.

ACCIAIO NEGLI IMBALLAGGI

In questi ultimi anni le tecnologie si sono sempre più perfezionate aumentando la robustezza, sicurezza, praticità ed economicità del materiale. Infatti tutti i contenitori d’acciaio, pur essendo sottili, sono robusti e resistenti. Non solo, l’acciaio è anche molto versatile e quindi si presta alle più svariate lavorazioni. Negli imballaggi in acciaio sono compresi la banda stagnata, la banda cromata, la banda nera o lamierino.

  • Banda stagnata La banda stagnata, universalmente nota come latta, è un foglio di acciaio ricoperto su entrambi i lati da un sottile strato di stagno di spessore variabile. Lo strato superficiale di stagno rappresenta un’efficace barriera all’ossidazione e alla corrosione del materiale. I suoi impieghi nel mondo dell’imballaggio sono innumerevoli: dalle conserve alimentari al tabacco, dal tè al caffè, dai biscotti ai cosmetici.
  • Banda cromata La banda cromata è un materiale alternativo alla banda stagnata, dalla quale si differenzia per la diversa copertura dell’acciaio con cromo e ossidi di cromo. Dal punto di vista economico è meno costosa ma non consente una perfetta saldatura come la banda stagnata. Per questo motivo è impiegata soprattutto nella produzione di fondi e coperchi di tappi corona.
  • Lamierino o banda nera Il lamierino è un foglio d’acciaio laminato a freddo, senza rivestimenti di altri materiali, con buone doti di resistenza all’ossidazione e alle sollecitazioni meccaniche; può essere trattato con ogni tipo di vernice o rivestimento. È il materiale ideale per la fabbricazione dei fusti a utilizzo industriale.

RI-PRODURRE ACCIAIO

Il 40% della produzione mondiale di acciaio è costituita da materiali di riciclo (rottami di ferro), per cui l’acciaio risulta essere, per quantità, il materiale più riciclato: 350 milioni di tonnellate all’anno, che costituiscono un notevole risparmio di energia e di risorse naturali.

Pertanto, la raccolta differenziata degli imballaggi di acciaio non solo è importante perché sottrae rifiuti alla discarica, ma anche perché costituisce un notevole risparmio di materie prime.

L’innovazione tecnologica ha consentito di diminuire in modo rilevante il peso dei contenitori in acciaio e banda stagnata riducendone lo spessore delle lamiere utilizzate, ottenendo conseguentemente una riduzione nell’utilizzo di materie prime.

IL PROCESSO DEL RICICLO

Gli imballaggi che provengono dalla raccolta differenziata, vengono affidati dal CNA (Consorzio Nazionale Acciaio), ad operatori qualificati nel settore del riciclo dei rottami ferrosi. Queste aziende provvedono alla valorizzazione attraverso processi di pulitura, riduzione volumetrica, frantumazione e distagnazione (separazione dello stagno). Dopo tali trattamenti gli imballaggi proseguono il loro cammino presso le acciaierie e/o le fonderie per essere rifusi e trasformati in nuovo acciaio.

Per quanto riguarda gli imballaggi in acciaio di grosse dimensioni – fusti – possono essere sottoposti ad un processo di rigenerazione che, attraverso opportune operazioni di bonifica e valorizzazione, permette il riutilizzo degli imballaggi.

I PRODOTTI DEL RICICLO

Gli imballaggi in acciaio avviati al processo di riciclo tramite rifusione in acciaieria e fonderia, tornano a nuova vita sottoforma di semilavorati dei quali possiamo ottenere: parti in acciaio di veicoli, elettrodomestici, rotaie, tondino per l’edilizia , travi per ponti, ecc.

COSA DIFFERENZIARE

Per effettuare in modo corretto la raccolta differenziata dell’acciaio è necessario separare, dagli altri rifiuti, i seguenti imballaggi:

  • contenitori per alimenti che hanno contenuto: legumi in genere, conserve, frutta sciroppata, tonno, sardine, olio d’oliva, carne, alimenti per animali, alcune bevande e caffè, etc.;
  • le bombolette spray per alimenti e prodotti per l’igiene personale;
  • chiusure metalliche per vasetti di vetro, come quelle delle confetture, delle marmellate, del miele e delle passate di pomodoro;
  • tappi a corona applicati sulle bottiglie di vetro;
  • scatole in acciaio utilizzate per le confezioni regalo di biscotti, cioccolatini, caramelle, dolci e liquori.

LO SAPEVATE CHE….

  • Il peso di 19.000 barattoli in acciaio per conserve è la quantità necessaria per produrre un'automobile;
  • 7 scatolette da 50 gr. potrebbero diventare un vassoio;
  • Con l'acciaio riciclato da 2.600.000 scatolette da 50 gr. si può realizzare 1 km. di binario ferroviario.

(fonte Consorzio nazionale Acciaio)

ALLUMINIO

UN PO' DI STORIA

L’alluminio, dopo l’ossigeno e il silicio è il terzo elemento più presente sulla terra; eppure, è il più giovane tra i metalli in uso, essendo stato prodotto per la prima volta su scala industriale, solo poco più di cento anni fa.

L’alluminio esiste in natura solo sotto forma di composto. Sir Humphry Davy, nel 1807, fu il primo a separarlo dal suo ossido, l’allumina, sebbene solo nella forma di una lega alluminio-ferro, e a dare il nome al metallo. Nel 1825 il fisico danese Oersted riuscì a produrre per primo l’alluminio puro.

Dopo una serie di tentativi da parte di vari scienziati, nel 1885 un francese, Henri St. Claire Deville, utilizzò un nuovo metodo termo-chimico che permetteva una limitata produzione industriale di alluminio metallico. Il nuovo, strano metallo ebbe un breve successo in gioielleria e nella posateria, e sebbene il suo prezzo si riducesse considerevolmente nei trent’anni successivi, risultava ancora troppo caro per un uso commerciale e il suo impiego restava dominio esclusivo dei facoltosi.

A quel tempo, infatti, l’Imperatore Francese Napoleone III usava coltelli, forchette e cucchiai in alluminio con gli ospiti di riguardo, mentre Re Cristiano X di Danimarca indossava una corona fatta in alluminio.

La svolta avvenne nel 1886 quando, lavorando in modo indipendente, Paul-Toussant Héroult, in Francia, e Charles Martin Hall, negli Stati Uniti, depositarono separatamente i loro brevetti sul processo di fusione elettrolitica per la produzione di alluminio metallico ottenuto dall’allumina.

Furono così poste le basi dei metodi industriali per la produzione di alluminio, usati ancora oggi in tutto il mondo e conosciuti sotto il nome di processo Bayer-Hall-Héroult.

La storia dell’alluminio non è comunque conclusa in quanto sono tuttora in corso nuove scoperte volte ad identificare nuovi usi per questo metallo unico nel suo genere.

DA SAPERE…

1919 Inizia la produzione di tubetti per pomate e dentifricio in alluminio.
1924 Negli USA si effettuano i primi esperimenti per la chiusura delle bottiglie con tappo a vite in alluminio.
1955 Nascono le prime lattine per bevande.
1962 Emie Frazie inventa il sistema ‘easy open’ - apertura facilitata con linguetta a strappo.
1978 Negli USA ,in nome della salvaguardia dell’ambiente, appaiono le prime lattine ‘Stay on tab’, in cui la linguetta rimane attaccata.
1990 ‘Stay on tab’ viene importato in Europa.

CARATTERISTICHE E IMPIEGO

L’alluminio reperibile in natura viene estratto dalla bauxite, minerale molto comune (costituisce circa l’8% della crosta terrestre), che si presenta sotto forma di argilla granulosa o rocciosa di vario colore (rosa, rossa, bruna, grigia). Il nome deriva da Les Baux, località francese sui Pirenei dove fu identificata per la prima volta. Si trova principalmente nelle aree tropicali e subtropicali, è di facile estrazione e i giacimenti sono di solito a cielo aperto.

Il processo di isolamento dell’alluminio, invece, è alquanto complesso e si svolge in due fasi:

1- Fase chimica: la bauxite viene frantumata e ridotta in polvere. Attraverso una serie di processi si ottiene una polvere bianca simile nell’aspetto al sale (ossido anidro di alluminio Al2O3) detta comunemente allumina.

2- Fase elettrolitica: l’allumina, mediante l’apporto di energia elettrica viene separata dall’ossigeno riducendosi a metallo fuso che viene successivamente colato in lingotti o addirittura solidificato in prodotti semifiniti.

L’alluminio così prodotto è detto alluminio primario, che si differenzia da quello secondario prodotto dal riciclaggio dei rottami di alluminio.

Generalmente l’alluminio richiede l’aggiunta di piccole quantità di altri metalli che ne esaltino determinate proprietà. Qualunque sia la lega il contenuto di alluminio è comunque superiore al 90%. Le riciclabilissime lattine per le bibite, ad esempio, sono fatte con leghe contenenti basse percentuali di magnesio e manganese che migliorano la rigidità e la malleabilità.

Per produrre un kg di alluminio si utilizzano 2 kg di allumina e 4 kg di bauxite. Ad oggi le riserve di bauxite garantiscono alluminio per oltre 1000 anni.

L’alluminio ha buone proprietà, ovvero è:

  • leggero ma resistente agli urti;
  • durevole;
  • resistente alla corrosione, quindi atossico e capace di non alterare il gusto e il colore degli alimenti che contiene;
  • igienicamente sicuro (protegge dalla luce, dall’aria, dall’umidità, dagli odori e dai microrganismi);
  • accoppiabile;
  • a-magnetico: non è attratto dalle calamite e perciò si utilizza nella realizzazione di apparecchi come radio, radar e stereo;
  • ottimo conduttore termico;
  • eccellente conduttore elettrico: viene impiegato nei conduttori ad alto voltaggio, dove viene preferito al rame per la sua leggerezza, e nelle filettature delle lampadine;
  • riciclabile al 100%.

Il suo impiego va dall’edilizia all’ingegneria aeronautica, dal microchip al veicolo spaziale, dalle tende alla veneziana all’automobile, dalle pennellature agli arredi, dalle linee elettriche esterne o interrate alla base filettata della lampadina, dalle protezioni alle linee telefoniche agli imballaggi, dal foglio di protezione ai tubetti per uso medico ed alimentare, dalle bombolette spray alle pentole.

ALLUMINIO NEGLI IMBALLAGGI

L’alluminio, grazie alle sue caratteristiche intrinseche, è il materiale ideale per gli imballaggi perché permette di spostare, nel tempo e nello spazio, il consumo delle merci e dei beni, oltre ad offrire un alto rapporto prestazioni-peso, che garantisce la massima protezione aggiungendo peso minimo a quello del prodotto imballato. Il risultato è anche quello della ottimizzazione dei costi di trasporto. Inoltre gli imballaggi in alluminio garantiscono un ottimo effetto barriera che protegge il contenuto dalla luce, dall’aria, dall’umidità. Queste proprietà permettono lunghi periodi di conservazione senza far perdere la qualità ai prodotti.

Non solo, i prodotti in alluminio hanno anche un ottimo impatto estetico. Si prestano ad ogni tipo di personalizzazione e di informazione. Possono essere riciclati molte volte, costituendo così un rilevante risparmio in termini di energia.

RI-PRODURRE ALLUMINIO

L’alluminio è un materiale totalmente riciclabile. Il suo recupero e riciclo, oltre a evitare l’estrazione di bauxite, consente di risparmiare il 95% dell’energia richiesta per produrlo partendo dalla materia prima.

Infatti per ricavare dalla bauxite 1 kg. di alluminio sono necessari 14 kWh, mentre per ricavare 1 kg. di alluminio nuovo da quello usato servono solo 0,7 kWh di energia.

Il riciclo dell’alluminio costituisce un’importante attività economica, che dà lavoro a molti addetti: il nostro Paese è il primo produttore europeo di alluminio riciclato ed il terzo nel Mondo.

Tutti gli oggetti di alluminio che possono essere riutilizzati portano la sigla "AL" oppure "alu". L’alluminio si può riciclare solo se è pulito: corpi estranei come ferro, sostanze sintetiche o sporcizia debbono essere sottratti con un procedimento adeguato, manuale o meccanico.

I PROCESSI E I PRODOTTI DEL RICICLO

Dopo la raccolta differenziata, gli oggetti di alluminio che normalmente vengono raccolti insieme al vetro ed alle plastiche, arrivano all’impianto di separazione e primo trattamento. Qui, grazie ad un particolare separatore che funziona a correnti parassite, vengono separati da eventuali metalli magnetici (ferro) o da altri materiali diversi (vetro, plastica, ecc.). Vengono poi pressati in balle e portati alle fonderie, dove, dopo un controllo sulla qualità del materiale, vengono pre-trattatati a circa 500° per liberarli da altre sostanze estranee. La fusione avviene poi in forno alla temperatura di 800°, fino ad ottenere alluminio liquido che viene trasformato in lingotto.

L’alluminio riciclato, grazie all’attività del CIAL (Consorzio Imballaggi Alluminio), è della stessa qualità di quello originale. Questo materiale viene impiegato nell’edilizia, nella meccanica, per i casalinghi, oltre che nel settore degli imballaggi.

COSA DIFFERENZIARE

Attualmente gli imballaggi in alluminio circolanti in Italia sono di tipo rigido, semirigido, flessibile e laminato. Si possono raccogliere in modo differenziato i seguenti prodotti:

  • lattine per bibite e conserve con simbolo "AL";
  • bombolette spray per deodoranti, lacche, panna, private dei nebulizzatori di plastica;
  • fogli di alluminio da cucina e involucri da cioccolata o dolci solidi;
  • vaschette e contenitori per la conservazione e il congelamento dei cibi;
  • scatolette per alimenti;
  • capsule e tappi per bottiglie di olio, vino, liquori, bibite
  • coperchietti da yogurt e similari;
  • blister liberati dai contenuti.

LO SAPEVATE CHE …

  • Negli anni 50-60 in un’auto c’erano in media 40 kg. di alluminio, oggi ce ne sono circa 70. Ma diverse case automobilistiche hanno già iniziato ad utilizzare al 100% l’alluminio per telai e carrozzeria.
  • Occorrono 640 lattine per fare 1 cerchione per auto.
  • Con 800 lattine si costruisce 1 bicicletta completa di accessori.
  • Occorrono 150 lattine per realizzare 1 bicicletta da competizione.
  • Con 3 lattine si fa 1 paio di occhiali.
  • Con 130 lattine si costruisce 1 monopattino.
  • Occorrono 37 lattine per fare 1 caffettiera.
  • Tutte le caffettiere prodotte in Italia (7.000.000 di unità) sono in alluminio riciclato.

(fonte Cial)

 CARTA E CARTONE

UN PO' DI STORIA

La parola carta deriva dal latino (charta) e significa foglio, mentre in altre lingue europee viene adoperata la radice della parola papiro ("papier" – francese, "paper" – inglese, "papel" – spagnolo, "papier" – tedesco). Gli Egizi disegnavano geroglifici su rotoli di papiro, "una specie di canna che cresce lungo le rive del Nilo", ottenuti scortecciandone il midollo, in sottili lamelle, poi sovrapposte, incollate e martellate per farle diventare piatte. Si otteneva così un foglio che veniva fatto asciugare sotto un peso, levigato con la pietra pomice e unto con olio di cedro.

La "carta" è stata inventata da un ministro cinese, Ts’ai Lun, che nel II secolo d.C., usando vecchi stracci, reti da pesca e scorze d’albero, riuscì a fabbricare un materiale adatto alla scrittura. La tecnica della sua fabbricazione è arrivata in Europa, passando attraverso il mondo arabo, soltanto a partire dal XII-XIII sec. In Italia nel 1283, documenti di sicura attendibilità storica, attestano che a Fabriano si fabbricava carta di alta qualità. La vera invenzione italiana è la filigranatura, una sorta di "marca d’acqua", ornamento caratteristico visibile in trasparenza. Ma i cartai italiani hanno non pochi meriti nel processo di perfezionamento della produzione. Essi meccanizzarono la molitura degli stracci (prima eseguita manualmente), la collatura dei fogli con gelatina animale (anziché con colle e succhi vegetali), la creazione e la regolamentazione di diversi tipi e formati di carta. Amalfi, Venezia, Prato, Cividale del Friuli e Fabriano sono state le sedi delle maggiori cartiere, e nei secoli, hanno perfezionato la tecnica di fabbricazione, rendendo la carta più resistente e più bianca.

Il sopravvento di questo materiale, come supporto per la scrittura, è comunque contestuale all’invenzione e alla diffusione della stampa a caratteri mobili a metà del XV secolo. Senza la carta, la stampa - che consentiva la riproduzione meccanica di un testo in centinaia di migliaia di esemplari - non sarebbe mai diventata un veicolo di diffusione della cultura scritta, cioè uno strumento di comunicazione molto più potente e capillare di quanto fosse consentito dai supporti dei testi scritti nel mondo antico e medievale. La stampa è stata uno strumento indispensabile per l’alfabetizzazione delle masse. Senza la stampa a caratteri mobili, anche la carta non avrebbe mai avuto la diffusione che ha oggi, e non solo nel campo della parola scritta, ma in molti altri usi a cui si prestava un foglio di carta. Prima della carta, la scrittura si era avvalsa di molti altri supporti: la pietra scolpita, il papiro, la mattonella d’argilla, le tavolette spalmate di cera, etc.

DA SAPERE…

750 d.C. È’ stato un prigioniero cinese, cartaio, a insegnare agli Arabi la tecnica di fabbricazione della carta diffusasi poi in Spagna
1550 Primo esempio di imballaggio usa e getta. I produttori di carta tedeschi usavano carta di qualità inferiore, stampata a disegni, per avvolgere i prodotti di carta di qualità migliore.

CARATTERISTICHE E IMPIEGO

La carta è un prodotto formato da un sottile strato di fibre di cellulosa intrecciate e da varie sostanze aggiuntive (collanti, coloranti, sostanze minerali). La materia prima della carta è dunque il legno ricavato dagli alberi. La carta è facilmente infiammabile e altrettanto facilmente si umidifica; è fragile e ingiallisce all’aria.

Inizialmente la carta si produceva con processi manuali e la materia prima era costituita da stracci, triturati, macerati e sbiancati. Solo nell’800 il legno incomincia ad essere impiegato a questo scopo, ottenendo carta da una miscela contenente il 60% di segatura (pasta di legno) e il 40% di pasta di stracci. Più tardi si riuscì ad estrarre dai vegetali la cellulosa e ad ottenere così una carta più bianca e robusta.

I moderni processi industriali di produzione della carta non si discostano fondamentalmente da questo modello, se non per il fatto che sono stati meccanizzati, automatizzati e utilizzano additivi quali colle, resine, polveri, coloranti. Il tutto per ottenere una gamma infinita di carte diverse, partendo però dalla cellulosa: una pasta ricavata dal legno di alberi a crescita rapida, triturato e liberato dalla lignina, la sostanza che conferisce al legno durezza e rigidità. Per liberare il legno dalla lignina si usano vari sistemi, che danno luogo a paste di tipo diverso: cellulosa pura, pasta chimica, pasta meccanica, da cui dipendono la qualità e le prestazioni della carta che si otterrà.

La resa del legname utilizzato nella produzione di cellulosa è bassa: per produrre una tonnellata di carta ci vogliono da 2,0 a 2,5 tonnellate di legname. Solo il 41% della cellulosa utilizzata proviene da fibra di legno. Il resto è fibra riciclata o d’altre colture, come paglia e bambù.

Per produrre la carta, oltre alla cellulosa, si possono utilizzare riso, lino, cotone, seta, stracci, mais, luppolo, alghe ed altri materiali naturali.

GLI IMBALLAGGI DI CARTA

Il consumo annuo di carta e cartone in Italia è stato di circa 11 milioni di tonnellate nel 2002, vale a dire 188 kg. per abitante all’anno, compresi i consumi dell’industria. Di questi, più di 4 milioni di tonnellate sono costituiti da carta e cartone da imballaggio. La parte più cospicua della produzione è costituita da cartone ondulato, seguito da cartoncino per astucci pieghevoli e dalla carta utilizzata per sacchi e sacchetti. Questo materiale può presentare caratteristiche molto diverse tra loro, ovvero essere:

  • resistente, carta da pacco;
  • fragile, carta da giornale;
  • filtrante, la bustina del the;
  • oleata o cerata, quella per alimenti;
  • morbida, i fazzolettini di carta;
  • assorbente, i pannolini.

RI-PRODURRE CARTA

La carta è un prodotto di natura organica: la materia prima da cui si ricava è il legno e la carta riciclata. L'avvio a riciclo di carta e cartone consente di risparmiare risorse ed energia.

Il riciclo di oltre 1,6 milioni di tonnellate di materiali cellulosici ha ridotto fortemente l'emergenza rifiuti nelle aree ove si era in passato manifestata. Non solo, il riciclo ha anche contribuito in misura significativa a ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2) nell'atmosfera, che sono tra le principali responsabili dell'effetto serra. Secondo uno studio sull'impatto ambientale dei sistemi di raccolta differenziata, realizzato da Ambiente Italia, il riciclo di una tonnellata di carta e di cartone determina un "risparmio" di circa 210 kg. CO2 eq. Questa stima è la risultanza della differenza tra le emissioni generate dalla produzione di carta e cartone utilizzando come materia prima la carta da macero, e quelle che sarebbero state generate utilizzando fibre vergini.

Anche il mancato smaltimento in discarica produce un sensibile "risparmio" delle emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera, pari a ben 1.098 kg. CO2 eq. In una parola, per ogni tonnellata di prodotti cellulosici avviati a riciclo si realizza un taglio di ben 1.308 kg. CO2 eq.

Riportati questi dati alle reali proporzioni della raccolta differenziata nel nostro paese si verifica che la riduzione di potenziali emissioni nocive per l'atmosfera raggiunge un totale di ben 1,9 milioni di tonnellate, pari a circa lo 0,37% di tutte le emissioni di CO2 eq. italiane. Per avere una riduzione delle emissioni di pari peso, bisognerebbe bloccare completamente tutto il traffico su strada - auto, camion, mezzi pubblici compresi - per 6 giorni e 6 notti!

IL PROCESSO DEL RICICLO

Sono i recuperatori della carta a farne, sempre più spesso, anche la raccolta. Questo accade soprattutto presso i grandi produttori da macero (tipografie, distributori di giornali, supermercati, banche, uffici, etc.), che divengono recapito per il conferimento della carta raccolta da imprese pubbliche e private di igiene urbana. Mentre Comieco, il Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base cellulosica, si occupa di organizzare, coordinare e promuovere la raccolta.

La selezione della carta, da cui si ottiene il macero, è per lo più svolta dagli operatori del recupero, che nel comparto specifico di carta e cartone sono chiamati "cartacciai".

La selezione ordinaria è un processo meccanico, mentre quella spinta viene fatta a mano, facendo scorrere la carta sopra un nastro trasportatore. Operatori manuali, opportunamente addestrati, prelevano ciascuno una tipologia di carta e la depositano quindi in contenitori separati.

Alle operazioni di selezione segue l’adeguamento volumetrico, ossia la pressatura e legatura in balle della carta selezionata. La carta da macero non è, ovviamente, tutta uguale. Il suo valore, sia tecnico che economico, aumenta quanto più definita è la selezione per tipologia e qualità: ci sono circa 60 diversi tipi di macero!

Il processo del riciclo vero e proprio inizia con uno "spappolatore" che trita e trasforma tutto in poltiglia con l’aggiunta di acqua calda. Questo impasto viene filtrato per eliminare le impurità più grossolane e posto in un depuratore che separa la pasta di cellulosa da altre scorie. Alla pasta proveniente dalla carta di recupero viene mescolata la cellulosa vergine, in proporzioni diverse a seconda dell’utilizzo futuro.

I PRODOTTI DEL RICICLO

Qualsiasi tipo di carta può essere prodotta con carta riciclata. Sia la carta per usi grafici di alta qualità, carta da disegno o per fotocopie, che quella per la produzione dei giornali può essere realizzata con il 100% di carta riciclata. Non solo, gli scatoloni di cartone, il cartone ondulato, la carta da pacchi e i vassoietti per uova, frutta e verdura sono realizzati con carta da riciclo.

Riprodurre carta consente anche un risparmio di risorse. Quando la carta di fibra riciclata non ha più la consistenza indispensabile per produrre altra carta, può essere utilizzata come combustibile per produrre energia. La stessa funzione può avere quella sporca di terra e alimenti, che finisce nel rifiuto indifferenziato. La carta è un materiale combustibile con un buon potere calorifico. Si tratta, infatti, di fibra derivata dal legno.

COSA DIFFERENZIARE

Per quanto concerne la raccolta differenziata, è opportuno sottolineare che è estesa a tutti i tipi di carta, incluso quella per usi grafici, carta da disegno o per fotocopie, e quella per la produzione dei giornali. Pertanto si segnala che vanno raccolti in maniera differenziata i seguenti prodotti:

  • sacchetti di carta;
  • cartoni;
  • scatole per alimenti, detersivi e scarpe;
  • fascette di carta dei vasetti di yogurt e bevande;
  • giornali e riviste, libri, quaderni e opuscoli.

La carta sporca di terra o di alimenti non va conferita nei contenitori della raccolta differenziata, perché contamina la carta riciclabile. Va dunque gettata con i rifiuti indifferenziati (secco non riciclabile).

LO SAPEVATE CHE…

  • Quasi il 90% dei quotidiani italiani viene stampato su carta riciclata.
  • Quasi il 90% della scatole per la vendita di pasta, calzature e altri prodotti di uso comune sono realizzate in cartoncino riciclato.
  • Il 100% delle scatole per prodotti più fragili o voluminosi sono realizzate in cartone riciclato.
  • Per ogni tonnellata di prodotti cellulosici avviati a riciclo si realizza un taglio di ben 1.308 kg CO2 eq. che, riportati alle reali proporzioni della raccolta differenziata nel nostro paese nel 2002 hanno fatto risparmiare potenziali emissioni nocive per l'atmosfera, equivalenti al blocco totale di tutto il traffico su strada - auto, camion, mezzi pubblici compresi - per 6 giorni e 6 notti!

(fonte Comieco)

LEGNO

UN PO' DI STORIA

Le foreste di alberi popolavano la Terra molto prima degli uomini.

Quando l’uomo ha iniziato ad industriarsi per migliorare le proprie condizioni di vita ha utilizzato il legno delle piante per costruirsi le prime abitazioni, i recinti per gli animali, gli strumenti per la caccia, gli utensili e i vari manufatti, i carri da trasporto, le imbarcazioni.

Il legno è stato anche il primo combustibile e quindi la prima fonte energetica da cui l’uomo ha ricavato il calore necessario per riscaldarsi, per cuocere gli alimenti e in seguito per fondere i metalli.

Le prime notizie sul legno si trovano nella Bibbia quando si racconta di come Noè salvò le specie animali facendole salire in una grande Arca, di legno appunto.

I Fenici, esperti navigatori, furono i primi ad utilizzare il legno anche come imballaggio: riempivano le loro imbarcazioni di legno di cassette anch’esse di legno per trasportare merci preziose. Cassette di legno erano utilizzate anche dalle popolazioni provenienti dal Catai nel lontano Oriente per trasportare, lungo la via della seta, prodotti rari.

CARATTERISTICHE E IMPIEGO

Il legno è un materiale organico ed è in grado di riprodursi naturalmente. Il legno non è tutto uguale. Ogni albero ha proprietà fisiche che lo rendono diverso per aspetto ed utilizzo. Esistono 44.000 specie diverse di legni che si differenziano per l’odore, il colore, il disegno delle venature, la massa volumetrica. Cambiano anche le proprietà meccaniche come l’elasticità e la durezza, la resistenza alla compressione, alla trazione, alla flessione.

Il legno, inoltre, è un materiale igienico perché facilmente pulibile, igroscopico, in quanto assorbe l’umidità, e biodegradabile al 100%, infatti può essere recuperato facilmente.

Il legno è una materia prima di fondamentale importanza, oltre che per generare calore, per la costruzione di edifici, di arredi, di mezzi di trasporto e per proteggere materiali ed oggetti delicati. Da esso si ottiene anche la carta.

Si usa il termine legna quando si parla della sua funzione di combustibile, mentre si parla di legname per indicare quello destinato all’edilizia e alle industrie in genere.

GLI IMBALLAGGI DI LEGNO

Il legno per le sue caratteristiche è stato da sempre utilizzato per gli imballaggi al fine di contenere, sopportare e proteggere gli oggetti durante il trasporto, la movimentazione e lo stoccaggio. Gli imballaggi sono fatti essenzialmente di faggio, di pioppo e di specie resinose come pino ed abete.

Gli imballaggi di legno posso essere raggruppati in 3 grandi categorie

  • Imballaggi ortofrutticoli: sono utilizzati nelle fasi di raccolta, confezione, stoccaggio, trasporto e vendita di frutta e verdura. La tipologia della confezione consente l’esposizione e la vendita del prodotto contenuto. Sono destinati soprattutto ai mercati generali, ai centri della grande distribuzione ed in secondo luogo ai dettaglianti. In parte minore tali imballaggi giungono al consumo domestico. Rientrano in questa categoria le cassette accatastabili mono e multistrato, le casse ed i sovraimballaggi per minicontenitori.
  • Pallet: piattaforma orizzontale caratterizzata da un’altezza minima compatibile con la movimentazione tramite carrelli transpallet e/o carrelli elevatori, impiegata come supporto per la raccolta, l’immagazzinamento ed il trasporto di merci e carichi. Sono imballaggi rigidi, monomateriali costruiti mediante assemblaggio di tavole segate e blocchetti di legno segato o truciolato. Esistono "pallet a perdere" e "pallet" a rendere" a seconda che vengano utilizzati una sola volta o più volte.
  • Imballaggi industriali: sistema di gestione specializzato per contenere macchinari e impianti. Sono generalmente impiegati per il trasporto di beni destinati ad aziende produttrici. Arrivano nelle nostre case come imballaggi di elettrodomestici, cristalli, sculture, vini, formaggi, etc.

RI-PRODURRE LEGNO

Recuperare il legno significa preservare l’ambiente che ci circonda. Poter riciclare il legno vuol dire trattare bene la materia prima, gli alberi, e ridurre l’impatto ambientale che un rifiuto legnoso abbandonato in discarica produce. Per ogni albero abbattuto per produrre imballaggi di legno, infatti, un altro ne viene piantato tutelando così il patrimonio boschivo.

Il fatto di recuperare materia prima dai rifiuti legnosi significa anche proteggere l’atmosfera: il legno che va alla discarica emette metano, e rilascia anidride carbonica, due gas tra i principali responsabili dell’effetto serra. Le emissioni di metano derivano dal processo di decomposizione degli scarti di legno, e dei ceppi lasciati sul terreno, soprattutto in caso di grandi deforestazioni; l’anidride carbonica è contenuta e "congelata" nelle fibre di legno, e viene rilasciata solamente quando il legno non è più utilizzato.

Ri-producendo il legno dai rifiuti quindi si evita che l’anidride carbonica e il carbonio contenuti nelle fibre legnose siano dispersi.

Quando il legno non è adatto alla trasformazione e al riciclo, viene inviato agli impianti di termovalorizzazione ed utilizzato per produrre calore ed energia proprio perché, per sua natura, ha una resa, molto buona, in termini di potere calorico.

Riciclare il legno è particolarmente importante per l’economia e il sistema produttivo: l’Italia, pur essendo povera di boschi, è la maggior esportatrice di mobili a livello mondiale.

IL PROCESSO DEL RICICLO

Il materiale di rifiuto di legno, grazie all’attività di RILEGNO (Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclaggio degli Imballaggi in Legno), viene raccolto presso le apposite piattaforme per poi essere avviato agli impianti di riciclaggio. Tutto il legno può essere riciclato e il materiale ottenuto è di ottima qualità. Presso i centri di raccolta il legno subisce una prima riduzione di volume per ragioni logistiche, poi viene avviato agli impianti di riciclaggio dove subisce le operazioni di pulizia, e successivamente ridotto in scaglie, cioè frantumato meccanicamente in piccoli pezzi detti chips. Successivamente dei "pulitori" ne eliminano i corpi estranei minori (chiodi, sassolini, ecc.) mentre altri, detti mulini, lo raffinano ulteriormente, rendendo le fibre ancora più piccole. Il legno passa poi ad un essiccatoio e successivamente avviato ai pulitori pneumatici a secco.

I PRODOTTI DEL RICICLO

Il semilavorato ottenuto, amalgamato con resine, forma il protopannello che, pressato a freddo e a caldo, da luogo a pannelli di legno di varie misure che vengono impiegati per la costruzione di mobili e rivestimenti interni ed esterni.

Con alcune tipologie di scarto del legno si producono bricchetti di legno pressato utilizzabili, invece della legna ottenuta tagliando nuovi alberi, in stufe tradizionali.

Gli scarti industriali della lavorazione del legno vergine (segature, rifili, rimanenze da tagli) possono essere anche impiegati in cartiera per la produzione di pasta cellulosica o nei centri di trattamento della frazione organica dei rifiuti (compostaggio).

COSA DIFFERENZIARE

Il fatto che per le strade non ci siano i cassonetti con la scritta legno, come avviene per gli altri materiali, è dovuto al fatto che gli oggetti in legno hanno la caratteristica di essere molto voluminosi.

Gli scarti di legno del circuito domestico, se sono leggeri come gli imballaggi che avvolgono alcuni formaggi oppure come gli stuzzicadenti, possono essere raccolti separatamente con la frazione organica. Gli imballaggi di maggiori dimensioni vanno portati ai C.E.R.D. (Centri di raccolta differenziata), mentre per mobili usati o imballaggi di elettrodomestici è possibile concordare con l’azienda municipalizzata l’ora ed il luogo per il ritiro. In ogni caso, nessun pezzo di legno è da "buttare", senza pensare che possa essere riciclato.

DA SAPERE

Nell’antica Mesopotamia venne realizzata la prima ruota. Era composta da 3 tavole di legno sagomate in forma circolare, unite da un asse trasversale (sempre in legno).

Nel 2000 a.C. venne costruita la prima ruota con i raggi.

I Greci e i Romani utilizzavano imballaggi in legno per trasportare le preziose e fragili anfore in argilla e/o vetro. In questo periodo si utilizzava il legno anche per realizzare i cassoni contenenti i vasi con il grano destinato alle legioni romane.
Durante la rivoluzione industriale vennero realizzati nuovi contenitori in legno, più piccoli, economici e leggeri.

LO SAPEVATE CHE…

  • Con 4 pallet si fa 1 scrivania.
  • Da solo il comparto produttivo nazionale dell’industria del mobile è in grado di utilizzare quasi 4 milioni di tonnellate di legno all’anno.
  • Se tutto il legno riciclato da Rilegno ogni anno (circa 1.570.000 ton.) venisse triturato si potrebbero riempire completamente 5 edifici grandi quanto il Colosseo di Roma.
  • I pannelli di truciolare prodotti ogni anno con il legno riciclato sarebbero sufficienti a coprire la superficie di tutta l’area edificata della città di Roma.

(fonte Rilegno)

PLASTICA

UN PO' DI STORIA

La scoperta delle materie plastiche è avvenuta verso la metà dell’800 ad opera di alcuni ricercatori che scoprirono nuove sostanze semisintetiche, miscelando sostanze naturali con altre sostanze chimiche. Ricordiamo Alexander Parkes che nel 1846 scoprì la nitrocellulosa, sostanza sintetica che chiamò parkesina, costituita da cellulosa mescolata con una miscela di acido nitrico, acido solforico e sostanze oleose. I fratelli John e Jaiah Hyatt nel 1869 inventarono la celluloide, ottenuta da una miscela di canfora e nitrocellulosa.

L’industria delle materie plastiche di sintesi si è sviluppata a partire dal 1907 quando il chimico belga Leo Baekeland realizzò la bakelite, materiale ottenuto a partire dalla formaldeide e dal fenolo.

E’ nel 1931 che ha inizio la produzione di PVC e, dopo la scoperta del Polietilene, è la volta del Polipropilene. Ad inventarlo fu un italiano, Giulio Natta, che nel 1963, per questa scoperta, fu insignito del Premio Nobel.

Negli anni Cinquanta e Sessanta vennero sintetizzati il Terital, filato sintetico utilizzato per la confezione di camicie e gonne, la Lycra filato sintetico elastico largamente utilizzato tuttora per la biancheria intima.

La plastica è così entrata di prepotenza nella vita sociale divenendo sinonimo di modernità, praticità, consumo. Una vera e propria rivoluzione dell’universo domestico.

Dagli anni Sessanta in poi sono stati prodotti molti polimeri utilizzati dalle industrie di tutti i settori : dall’arredamento alle componenti elettroniche, alla produzione di oggetti di ogni genere con design sempre più fantasiosi,entrati,in certi casi, anche nei musei di Arte Moderna.

DA SAPERE…

1938 nei laboratori della Du Pont da Wallace Carothers fu scoperto il nylon, prima fibra interamente sintetica utilizzata per produrre setole, spazzole e calze da donna.
1939 viene venduto il primo paio di collant di nylon
1952 Data storica per gli appassionati di musica: nascono i primi dischi 33 e 45 giri in PVC.

LE PLASTICHE: COSA SONO, QUALI SONO, COME RICONOSCERLE

Le Plastiche sono sostanze che hanno la proprietà di ammorbidirsi con il calore in modo da potersi adattare ad uno stampo nel quale, indurendosi, assumono la forma definitiva degli oggetti.

Sono costituite da macromolecole dette polimeri che sono catene di molecole più piccole, dette monomeri.

Le materie plastiche sono sostanze artificiali prodotte dall’industria utilizzando soprattutto petrolio oltre che gas naturale e carbone per l’energia.

Esistono molti tipi di plastica, diverse tra loro per aspetto esteriore, caratteristiche e destinazione d’uso, ma tutte ampiamente utilizzate perché resistenti, leggere, lavabili, economiche e facilmente riproducibili in serie e soprattutto, funzionali alla conservazione dei cibi.

Le materie plastiche più diffuse sul mercato dei prodotti di consumo sono:

  • il PE, polietilene. A seconda di come avviene il processo di lavorazione, si presenta sotto forma di sacchetti, bottiglie e flaconi per detergenti, giocattoli, pellicole e altri imballi;
  • il PP, polipropilene. E’ utilizzato per usi diversissimi: dagli oggetti per l’arredamento ai contenitori per alimenti, dai flaconi per detersivi e prodotti per l’igiene personale, alle moquette, ai mobili da giardino;
  • il PVC, cloruro di polivinile. E’ impiegato per la produzione delle vaschette per le uova, film e tubi. Lo si trova anche tra i muri di casa, nelle porte, nelle finestre o nelle piastrelle e …nelle vesti di carte di credito;
  • il PET, polietilentereftalato. Oltre che trasformarsi in fibre sintetiche e nastro per cassette, è utilizzato soprattutto per le bottiglie per bibite e l’acqua minerale;
  • il PS, polistirene. Conosciuto come polistirolo, si trasforma in vaschette per alimenti, posate, piatti, tappi.

GLI IMBALLAGGI DI PLASTICA

Le numerose e particolari caratteristiche della plastica rendono l’imballaggio questo materiale molto adatto per il contenimento e il trasporto dei prodotti alimentari, nonché di liquidi non commestibili.

Il 90% dei contenitori di prodotti liquidi per la pulizia della casa e per l’igiene personale sono, infatti, proprio di plastica. La plastica incide ormai sensibilmente sul nostro vivere quotidiano e, entrando a far parte della nostra estetica grazie alla sua versatilità in termini di linea e colore, ha sicuramente avuto un ruolo importante nell’evoluzione del nostro gusto rispetto alla forma e al design .

Nei rifiuti urbani e assimilati figurano ogni anno circa 5 milioni di tonnellate di materie plastiche, il 40% delle quali è costituito da imballaggi.

RI-PRODURRE PLASTICA

Le ragioni per cui è importante fare la raccolta degli imballaggi di plastica, sono moltissime.

Dal recupero e dal riciclo di questo materiale, è possibile non solo ottenere nuovi contenitori e moltissimi oggetti utili per il nostro quotidiano, ma anche energia come calore ed elettricità.

Bottiglie e flaconi di PET e PE possono ridiventare fibre tessili e nuovi flaconi, risparmiando così materie prime ed energia. Mentre la plastica non raccolta o non utilizzata per il riciclo, può essere destinata al recupero energetico ovvero al processo di termovalorizzazione.

Infatti la plastica raccolta, se non è avviata al riciclo, può essere destinata alla termovalorizzazione: il fatto che la plastica derivi dal petrolio, comporta che, bruciandola a temperature intorno ai 1000° C, si ottenga energia sotto forma di calore.

Inoltre, sottoponendola ad un apposito trattamento di selezione e triturazione, è possibile ricavare combustibili alternativi, utilizzabili nei forni dei cementifici e per la produzione di energia termoelettrica.

IL PROCESSO DEL RICICLO

I rifiuti di imballaggi di plastica vengono trasportati in balle miste agli impianti di selezione e primo trattamento, dove vengono separati manualmente o con sistema automatico mediante detector. Per assicurare un alto livello qualitativo del prodotto selezionato, si effettuano controlli incrociati e ripetuti. Si selezionano soprattutto due famiglie polimeriche: PET e PE a bassa e alta intensità.

Il materiale selezionato viene confezionato in balle di prodotto omogeneo e avviato al successivo processo di lavorazione, il riciclaggio, che consente di ottenere da questi rifiuti, nuove risorse.

Esistono procedimenti di riciclaggio meccanico, dal quale si ottengono scaglie o granuli che verranno utilizzati per la produzione di nuovi oggetti. La qualità della plastica così ottenuta è molto importante ed è migliore se in partenza è tutta dello stesso tipo; diversamente si ottiene un materiale eterogeneo, meno pregiato del primo, anche se altrettanto resistente.

Inoltre si sta studiando e sperimentando il riciclaggio chimico, che consente di rompere i polimeri e di ottenere i monomeri di partenza, da cui ripartire per un nuovo processo di polimerizzazione.

I PRODOTTI DEL RICICLO

Gli imballaggi di plastica, grazie all’attività di COREPLA (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclaggio e il Recupero dei Rifiuti di Imballaggi in Plastica), potranno essere riciclati e tornare a nuova vita sotto forma di oggetti utili e di uso comune, ad esclusione di quelli destinati ad uso strettamente alimentare.

Nella maggioranza dei casi, nella fase di selezione dei rifiuti, è possibile suddividere le diverse tipologie in modo omogeneo, ottenendo così come risultato del riciclo, della "materia prima seconda", così chiamata per sottolineare che le caratteristiche tecniche e chimiche del materiale riciclato sono molto simili a quelle iniziali.

Dal riciclo di PET, PVC e PE è possibile ottenere nuove risorse preziose.

Con il PET riciclato,ad esempio, oltre a produrre altri nuovi contenitori, si ottengono fibre per imbottiture, maglioni, "pile", moquette, interni per auto, lastre per imballaggi vari.

Con il PVC riciclato, invece, si producono tubi, scarichi per l’acqua piovana, raccordi, passacavi e altri prodotti, soprattutto per il settore edile.

A sua volta dal PE riciclato, oltre a ottenere nuovi contenitori per i detergenti per la casa o per la persona, derivano tappi, film per i sacchi della spazzatura, pellicole per imballaggi, casalinghi e così via.

Quando i diversi tipi di plastica vengono selezionati e rilavorati insieme, diventano plastica riciclata eterogenea, impiegata per la produzione di panchine, parchi giochi per bambini, recinzioni, arredi per la città, cartellonistica stradale.

COSA DIFFERENZIARE

La raccolta differenziata di imballaggi di plastica, attivata inizialmente solo per le bottiglie e i flaconi, si sta progressivamente allargando. Oggi comincia ad essere possibile destinare al riciclaggio anche imballaggi in plastica utilizzati per gli alimenti, come sacchetti, scatole, vaschette e pellicole per imballaggi

In generale:

  • bottiglie di plastica per acqua e bibite;
  • flaconi per detersivi e detergenti;
  • flaconi di shampoo;
  • contenitori per cosmetici;
  • sacchetti per la spesa;
  • pellicole;
  • vaschette.

E’ importantissimo assicurarsi che gli imballaggi non contengano residui. Inoltre, per ridurne il volume, occorre schiacciare bottiglie e contenitori di plastica in senso orizzontale (non verticale come si è fatto finora), mentre per migliorare la qualità della raccolta è bene lavarli (tranne quelli dell’acqua) e separarli dai tappi, ove possibile.

LO SAPEVATE CHE …

  • Con 20 bottiglie si confeziona 1 pile.
  • Nel 2001 si stima sia stato avviato al recupero energetico un quantitativo di imballaggi in plastica complessivamente pari a circa 330.000 tonnellate.
  • Una bottiglia di plastica del peso di 50 gr. può produrre attraverso termovalorizzazione, l’energia necessaria per tenere accesa una lampadina da 60 Watt per un’ora.
  • Il 75% del materiale utilizzato per fabbricare una maglietta può essere dato da bottiglie di bevande gassate riciclate.

(fonte Corepla)

VETRO

UN PO' DI STORIA

Il vetro è un prodotto antichissimo: ha più di 3500 anni. La patria del vetro e della sua lavorazione è il Medio-Oriente. Mesopotamia, Siria ed Egitto furono le regioni che videro la nascita dei primi oggetti di vetro.

Plinio il Vecchio, storico e naturalista del I sec d.C., riferisce che la scoperta del vetro si deve ad alcuni mercanti fenici che, presso le foci del fiume Belos in Siria, accesero un fuoco utilizzando dei blocchi di soda naturale che, fondendosi, si mescolarono alla sabbia.

Il vetro ha una grande diffusione in epoca romana, quando inizia a diffondersi l’uso delle prime bottiglie, ampolle, fiale per unguenti, piatti e sottocoppe. Non solo, i reperti storici rinvenuti dimostrano che i Romani furono i primi a raccogliere il vetro per riciclarlo, sottoponendolo a nuova lavorazione. Infatti i frammenti ritrovati a bordo della Julia Felix, imbarcazione romana riemersa a nord dell’Adriatico, testimoniano che in quell’epoca si raccoglieva il vetro per riciclarlo.

Nei secoli successivi, e più precisamente nel Medioevo, l’arte vetraria diventa molto fiorente in Francia, Germania, Spagna e Inghilterra dove si incominciarono a produrre i tipici oggetti da tavola in vetro, come coppe e bottiglie. In questo periodo vennero realizzati i primi vetri a smalto colorati che furono utilizzati nella costruzione delle vetrate delle cattedrali gotiche.

Nel secolo XIII l’arte vetraria cominciò a svilupparsi a Venezia, in particolar modo a Murano, grazie ai contatti che i mercanti della Serenissima intrattenevano con l’Oriente. I maestri vetrai veneziani si specializzarono nella produzione di specchi che ottennero apponendo alle lastre di vetro un sottilissimo strato di piombo, che poi venne sostituito con lo stagno per ottenere specchi più riflettenti. Da questo momento in avanti Venezia diventa il punto di riferimento per la produzione di vetro.

Nel XV secolo vengono creati i primi oggetti in cristallo. Questo materiale, rispetto al vetro, è molto più puro e sottile.

Nel 1903 venne messa a punto la prima macchina completamente automatica per produrre oggetti di vetro cavo. Ha così inizio una vera e propria industria, sempre più specializzata e raffinata, per la produzione di oggetti in vetro.

CARATTERISTICHE E IMPIEGO

Il vetro si ottiene fondendo una miscela di silice, carbonato di sodio e di calcio. L’ingrediente base è la silice (sabbia di cava) che costituisce il 70% del composto ma, dal momento che la sua fusione avviene solo a temperature molto elevate (1700°), si ricorre al carbonato di sodio per abbassare il punto di fusione intorno ai 1500°. Maggiore è il contenuto di sodio, più lentamente avviene il processo di solidificazione e di conseguenza, più lentamente può avvenire la lavorazione. Al carbonato di calcio va il merito di assicurare più stabilità e di limitare l’opacizzazione.

Ai materiali sopra citati si aggiunge il solfato sodico che facilita la fuoriuscita delle bolle gassose dal prodotto di fusione e ne migliora l’omogeneità.

GLI IMBALLAGGI DI VETRO

Il vetro è comunemente noto come il materiale riciclabile per eccellenza, perché mantiene intatte le sue qualità, anche dopo numerosi trattamenti di riciclo. Essendo inerte e resistente al caldo, è anche considerato il contenitore ideale per gli alimenti perché permette di conservarne gusto e aromi, oltre a consentirne la sterilizzazione e pastorizzazione. Il vetro è anche un ottima barriera per gli agenti inquinanti. L’imballaggio in vetro è particolarmente apprezzato perché è:

  • riciclabile;
  • resistente;
  • isolante;
  • trasparente;
  • igienico.

RI-PRODURRE VETRO

Risparmio di Risorse

Il vetro è un materiale riciclabile al 100% e per innumerevoli volte. La raccolta differenziata di questo materiale e il suo riciclo comportano vantaggi e risparmi notevolissimi per la collettività. In primo luogo si risparmiano risorse, necessarie alla produzione del vetro, perché si limita l’estrazione delle materie prime dalle cave e dalle miniere.

Infatti, utilizzando 100 kg. di rottame di vetro, ovvero di frammenti vetrosi, si ricavano ben 100 kg. di prodotto nuovo, mentre occorrono 120 kg. di materie prime vergini per avere 100 kg. di prodotto nuovo.

Risparmio di Energia

A tali vantaggi vanno aggiunti anche i benefici ambientali ed economici derivanti dalla minore quantità di energia utilizzata nella fusione. Infatti, riciclare vetro significa anche risparmiare materie prime ed energia.

E’ importante sapere che per produrre nuovo vetro, utilizzando il 10% di rottame di vetro, si registra una riduzione del 2,5% di combustibile impiegato. Non solo, con l’inserimento dei cocci di vetro nella pasta di vetro, si riducono anche le emissioni in atmosfera connesse all’attività produttiva. Infatti le minori temperature di fusione del rottame vitreo implicano la riduzione del volume dei fumi di combustione, delle emissioni di ossidi di azoto, polveri e anidride carbonica.

Per concludere, un impiego dell’80% di frammenti vetrosi porta a un’economia energetica del 20%.

IL PROCESSO DEL RICICLO

Dalla scheggia alla bottiglia

Gli imballaggi di vetro, grazie all’attività di COREVE (Consorzio Recupero Vetro), vengono portati negli appositi centri dove vengono separati da ogni corpo estraneo, puliti e divisi per colore. Il materiale viene poi ridotto in piccole pezzature omogenee per poter essere nuovamente lavorato nelle vetrerie. A questo punto viene frantumato e mescolato al materiale grezzo, quindi inviato ai forni di fusione per ottenere pasta di vetro che servirà per produrre nuovi contenitori. Non esistono limitazioni nel suo impiego, ma l'aumento dei quantitativi utilizzati nell'industria vetraria dipende strettamente dalla qualità del rottame.

I PRODOTTI DEL RICICLO

Il vetro può essere riciclato molte volte, senza subire alcun degrado quantitativo o qualitativo. Il processo di riciclo è dunque integrato con il processo di produzione e la materia prima è costituita di una percentuale importante di vetro recuperato.

Grazie alla natura del materiale, i contenitori usati possono essere riciclati varie volte dando vita, ogni volta, ad una nuova bottiglia, un vaso o flacone con le stesse caratteristiche del nuovo prodotto.

Oggi, in Italia, il 60% delle bottiglie prodotte sono fatte con vetro riciclato.

Nel nostro paese si raccoglie vetro di colore diverso (vetro misto) con cui si producono contenitori in vetro giallo o verde. Il rottame di vetro misto non è quindi utilizzabile per la produzione di vetro bianco, per cui la produzione di vetro riciclato non può andare oltre certi quantitativi, salvo che non si faccia una raccolta differenziata di vetro bianco e colorato.

COSA DIFFERENZIARE

E’ molto importante, quando in casa si divide il vetro dagli altri rifiuti, fare attenzione che non ci siano oggetti di materiali diversi, specie di ceramica. Un piattino di ceramica, se inserito in un contenitore per la raccolta differenziata del vetro, potrebbe "rovinare" l’intera quantità di vetro in esso contenuto.

Pertanto è necessario raccogliere in modo differenziato solo ed esclusivamente gli oggetti di vetro, quali:

  • contenitori;
  • bottiglie e bicchieri;
  • vasi e vasetti;
  • flaconi e barattoli.

LO SAPEVATE CHE …

  • Come ben sapevano già gli antichi Romani, il riciclo del rottame di vetro permette il risparmio di materie prime (del 100%) ed energia (fino al 25-30%) nella produzione di nuovo vetro.
  • Per ottenere una bottiglia per il vino del peso di circa 350 gr. si possono utilizzare, alternativamente, 350 gr. di rottame di vetro alla temperatura di circa 1400 °C oppure 420 gr. di materie prime tradizionali (sabbia, soda e carbonato di calcio) di natura estrattiva ad una temperatura intorno ai 1600°C.
  • Dagli anni ottanta ad oggi, a parità di prestazioni, iI peso degli imballaggi in vetro si è alleggerito in media del 15%.
  • Il 60% delle bottiglie oggi immesse al consumo nel Paese sono fatte con vetro riciclato proveniente dalla raccolta differenziata nazionale.

(fonte Coreve)

 RAEE: Riciclo materiale elettrico e elettronico

DESCRIZIONE

Il conseguimento dello sviluppo sostenibile comporta cambiamenti significativi nell'attuale andamento di sviluppo, produzione, consumo e comportamento per ridurre lo spreco delle risorse naturali e prevenire l'inquinamento.

I rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche sono uno degli ambiti da regolamentare in relazione ai principi di prevenzione e di smaltimento, al fine di ridurre la quantità da smaltire e di preservare le risorse naturali, in particolare mediante i sistemi di reimpiego, di riciclaggio, di compostaggio e di recupero dell'energia dai rifiuti, attraverso la scelta fra le specifiche possibili opzioni e considerate le dirette conseguenze ambientali ed economiche.

L'attenta valutazione dei dati scientifici e tecnici disponibili indica che le misure sulla raccolta, sul trattamento, sul riciclo e sullo smaltimento ecologicamente corretto dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, sono necessarie a ridurre i problemi di gestione delle sostanze pericolose e a raggiungere un livello stabilito di protezione della salute e dell'ambiente.

Il Progetto RAEE nasce dalla necessità di indirizzare e favorire la dismissione e il recupero dei beni durevoli elettronici informatici e verificare i processi derivati, nella regione più significativa per il livello tecnologico raggiunto, al fine di ridurre il volume complessivo dei rifiuti, aumentare i sistemi di recupero e di riciclo, minimizzare l'impatto ambientale e migliorare le performance di ecostenibilità degli operatori del ciclo di vita delle apparecchiature elettriche ed elettroniche e fornire degli input per l'adeguamento legislativo nazionale.

ATTIVITA' PREVISTE/ESEGUITE

La realizzazione del Progetto RAEE prevede un percorso distinto in diverse fasi fondamentali, consistenti nel dmensiona-mento quali/quantitativo della situazione esistente, nella realizzazione di un macro studio tecnico-economico relativo all'ambito produttivo, alle gestioni logistiche e finanziarie e alla comunicazione, nell'ideazione di una possibile serie di sperimentazioni per la dismissione delle apparecchiature elettroniche informatiche, nell'analisi dell'intero sistema dei dati derivati dai processi di stoccaggio, di trasporto, di trattamento, di flusso informativo e di gestione amministrativa ed economica degli interventi.

L'individuazione di misure appropriate, per istituire regimi efficienti di raccolta, ridurre al minimo lo smaltimento dei rifiuti da apparecchiature elettroniche informatiche come rifiuti comuni misti e raggiungere un elevato livello di raccolta separata, si fondano sulla collaborazione dei consumatori e sul principio della responsabilità tecnica e finanziaria individuale o colletiva dei produttori.

L'informazione sul numero delle apparecchiature elettroniche informatiche immesse sul mercato e i tassi di raccolta, di reimpiego, di recupero/riciclaggio e di esportazione dei rifiuti raccolti è necessaria per monitorare il raggiungimento degli obiettivi indicati di miglioramento della gestione economica e ambientale dei processi previsti.

Dal momento che le differenze tra le disposizioni adottate in merito alla restrizione sull'utilizzo delle sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche e elettroniche possono creare ostacoli agli scambi e provocare distorsioni della concorrenza, è necessario riavvicinare le legislazioni nazionali e contribuire alla protezione della salute, al recupero e allo smaltimento ecologicamente corretto dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, attraverso la necessaria riduzione della presenza di sostanze pericolose nei prodotti e nei processi di produzione.

RISULTATI PREVISTI/OTTENUTI 

Il risultato del Progetto RAEE è un documento finale contenente una serie di indicazioni finalizzate a illustrare le normative di riferimento, le applicazioni comparate in diverse realtà europee, i dettagli realizzativi delle sperimentazioni, le analisi delle strutture e dei servizi approntati e i contributi informativi per realizzare provvedimenti utili a minimizzare gli impatti ambientali e migliorare le performance dei diversi operatori e fornire gli input legislativi.

DIRETTIVA PCB

Il progetto prevede l'elaborazione e l'avvio dell'attuazione di strategie che, nel rispetto della direttiva europea e della relativa legislazione italiana di recepimento, consentano di pervenire all'eliminazione completa degli apparecchi elettrodomestici contaminati da PCB (policlorodifenili e policlorotrifenili) presenti, indirizzandone la decontaminazione e il corretto smaltimento.

Il progetto si compone di due Fasi.

  1. Censimento ed analisi del problema. Raccolta e sistematizzazione delle informazioni necessarie per l'identificazione del PCB; individuazione delle categorie di apparecchiature interessate e determinazione della loro vita media; indagine a cam-pione per stimare l'ordine di grandezza delle quantità ancora in uso.
  2. Sviluppo di linee-guida, best practices e struttura di un pilota. Definizione della dimensione logistica del problema, dell'organizzazione della raccolta e dei successivi trasporto, stoccaggio e smaltimento. Analisi economica del problema, stima dei costi e dei benefici attesi, definizione di un efficace modello di implementazione. Impostazione di una corretta strategia di comunicazione in vista dell'attivazione del processo di raccolta. Prospettazione delle linee guida e del business-plan di un Progetto-pilota.

Stato dell'arte della conoscenza del problema in termini quali-quantitativi e definizione di un modello complessivo per la successiva attuazione operativa. Strutturazione di un Pilota per la fase di raccolta e smaltimento, che testi il modello proposto.

Rifiuti di Apparecchiature Elettroniche ed Elettriche

RAEE

I RAEE sono i Rifiuti di Apparecchiature Elettroniche ed Elettriche e rappresentano la categoria di rifiuti in più rapido aumento a livello globale con un tasso di crescita del 3-5% annuo, tre volte superiore ai rifiuti normali.

L’Italia, ha prodotto nel 2006 ben 800 mila tonnellate, di cui sono state raccolte 108 mila. Nello stesso periodo in Europa si sono prodotti 8-12 milioni di tonnellate di RAEE. L’ONU stima tra i 20 e i 50 milioni le tonnellate di rifiuti hi-tech prodotti nel mondo.

La crescente diffusione di apparecchi elettronici determina un sempre maggiore rischio di abbandono nell'ambiente o in discariche e termovalorizzatori (inceneritore) con conseguenze di inquinamento del suolo, dell'aria, dell'acqua con ripercussioni sulla salute umana.

Esempi di RAEE:


• Grandi elettrodomestici
• Piccoli elettrodomestici
• Apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni
• Apparecchiature di consumo
• Apparecchiature di illuminazione
• Strumenti elettrici ed elettronici (ad eccezione degli utensili industriali fissi di grandi dimensioni)
• Giocattoli e apparecchiature per lo sport e per il tempo libero
• Dispositivi medici (ad eccezione di tutti i prodotti impiantati ed infetti)
• Strumenti di monitoraggio e controllo
• Distributori automatici


I RAEE vengono classificati in due grandi categorie, a seconda del loro uso in ambito domestico o professionale, stabilendo diversi percorsi di recupero e smaltimento:


- RAEE Domestici → utilizzati nelle case o assimilabili per uso anche se provenienti da altri ambiti
- RAEE Professionali → provenienti da attività economiche o amministrative

 

Una distinzione a parte va fatta con i RAEE di apparecchiature di illuminazione. Quest'ultime costituiscono la tipologia di RAEE più numerosa: circa l'80% di tutti RAEE per numero di pezzi.

 

Le apparecchiature di illuminazione si classificano in:

- Sorgenti luminose (tubi fluorescenti, lineari e non; lampade fluorescenti compatte non integrate; lampade fluorescenti compatte integrate a risparmio di energia; lampade a scarica ad alta intensità, ad alta o bassa pressione, escluse lampade ad incandescenza e ad alogeni);

- Apparecchi di illuminazione (ossia lampadari, plafoniere, ecc.).

La normativa individua 5 raggruppamenti di rifiuti hi-tech nei quali vengono smistati a seconda della loro tipologia e in base alle tecnologie necessarie al loro corretto trattamento:

• Raggruppamento R1 - freddo e clima (frigoriferi, condizionatori e scalda-acqua)
• Raggruppamento R2 - grandi bianchi (lavatrici, lavastoviglie, forni, piani cottura, etc...)
• Raggruppamento R3 - tv e monitor
• Raggruppamento R4 - piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo, apparecchi di illuminazione e altro
• Raggruppamento R5 - sorgenti luminose



I RAEE possono contenere sostanze quali metalli pesanti, ritardanti di fiamma bromurati, sostanze alogenate, sostanze lesive per l’ozono. Molte di queste sostanze rappresentano un potenziale pericolo per l’ambiente se non vengono trattate o smaltite in modo adeguato.

Il trattamento dei RAEE è svolto in centri adeguatamente attrezzati, autorizzati alla gestione dei rifiuti ed adeguati al "Decreto RAEE", sfruttando le migliori tecniche disponibili.

Le attività di trattamento prevedono varie fasi, indicativamente:


• messa in sicurezza o bonifica, ovvero asportazione dei componenti pericolosi
• smontaggio dei sotto-assiemi e separazione preliminare dei materiali
• lavorazione meccanica per il recupero dei materiali.
 


L'attività di reimpiego delle apparecchiature dopo un test di funzionamento è un'opzione prevista della normativa sui RAEE ma non esiste una normativa sulle apparecchiature reimmesse sul mercato.

 

I processi di riciclo e trattamento dei rifiuti di apparecchiature di illuminazione consentono di recuperare quantitativi considerevoli di materiali pari a circa il 90% dell'intero prodotto, pensando così a una loro successiva reintroduzione nel mercato. In particolare, si pensi al vetro che costituisce al momento il materiale con le maggiori potenzialità commerciali, potendo essere riutilizzato nel campo dell'edilizia (lane di vetro e isolanti), nel settore della vetrificazione delle piastrelle e in futuro anche nella produzione delle lampade stesse. Dai diversi RAEE, inoltre, è possibile ottenere anche ferro, alluminio, rame e plastiche.


Il trattamento e il riciclo dei RAEE è fondamentale anche per la presenza in questi oggetti di componenti potenzialmente inquinanti come ad esempio il mercurio contenuto nelle moderne lampadine. La presenza di mercurio all'interno delle sorgenti luminose varia a seconda della tipologia di lampada: le lampade fluorescenti lineari contengono fra 3 e 30 mg di mercurio, le fluorescenti compatte tra 5 e 10 mg, mentre le lampade a scarica ad alta intensità tra 20 e 50 mg di mercurio. La pericolosità di questo metallo è riconosciuta da numerosissimi studi. La raccolta differenziata dei rifiuti delle fonti luminose evita che questi siano trattati alla pari dei rifiuti solidi urbani. Si riduce così l'inquinamento derivante da emissioni di mercurio, per la salute delle persone e dell'ambiente in generale.


Da gennaio 2008, secondo il D.Lgs. 151/05, la gestione dei RAEE è passata in mano ai produttori, ai quali compete la pianificazione e gestione di sistemi di raccolta; oggi è infatti possibile riconsegnare gratuitamente il rifiuto direttamente al rivenditore, all'atto dell'acquisto di un'apparecchiatura della medesima tipologia.
Tutte le apparecchiature elettroniche devono riportare in modo chiaro, visibile ed indelebile, un'indicazione che consenta di identificare lo stesso produttore e il simbolo che indica che l'apparecchiatura deve essere oggetto di raccolta separata.

 

Il Decreto prevede anche l'obbligo per i produttori di aderire a un Sistema Collettivo per la gestione dei RAEE, in funzione del tipo di apparecchiatura o del tipo di mercato servito.

I principali Sistemi Collettivi operanti in Italia sono:

  1. RE.MEDIA Consorzio Trattamento e Riciclo RAEE domestici e professionali
  2. ECOLAMP Consorzio Recupero e Smaltimento di Apparecchiature di Illuminazione
  3. ECODOM Consorzio Italiano Recupero e Riciclaggio Elettrodomestici
  4. ECOPED Consorzio per il trattamento dei piccoli elettrodomestici
  5. RIDOMUS Consorzio per il recupero e lo smaltimento di condizionatori, climatizzatori e deumidificatori ad uso domestico
  6. ECOLIGHT Consorzio per la Raccolta, il Recupero e lo Smaltimento dei RAEE domestici e professionali

Se ci impegniamo a raccogliere in modo differenziato i RAEE, potremo essere certi che questi verranno inviati a centri di trattamento specializzati che, oltre al recupero di parti metalliche, plastiche e vetrose, rimuoveranno tutte le componenti e le sostanze nocive per l’ambiente o per la salute.

OLII ESAUSTI

COOU

La filiera del Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è composta dalle aziende che si occupano della raccolta e della destinazione dell’olio lubrificante usato e dagli impianti di smaltimento e rigenerazione.

Il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è un ente di diritto privato, composto in via obbligatoria da tutte le aziende che immettono lubrificanti nel mercato italiano e sottoposto a controllo pubblico attraverso la partecipazione di rappresentanti dei Ministeri competenti negli Organi della Governance Consortile.

Alla struttura privata è affidato il compito di conseguire gli obiettivi e la responsabilità gestionale, mentre il soggetto pubblico ha la responsabilità di definire gli orientamenti per le scelte del Consorzio e gestire l’attività di controllo. Oltre agli aspetti operativi, il Consorzio si occupa della gestione delle attività di comunicazione associate al tema “oli usati”, attraverso iniziative sul territorio volte a sensibilizzare e ad informare i cittadini, gli operatori professionali, le istituzioni e le categorie professionali interessate.

COSA FACCIAMO

Il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati si occupa di gestire la raccolta dell’olio lubrificante usato e il suo corretto smaltimento, che può avvenire tramite rigenerazione, combustione o termodistruzione. Oltre a ciò, il Consorzio è impegnato in attività di comunicazione per informare cittadini e imprese e orientarli ad assumere comportamenti ambientali corretti.

Per saperne di più:

L’olio usato è un rifiuto liquido pericoloso che richiede un‘accurata gestione delle attività di raccolta, selezione e trattamento: questo è lo scopo principale del “Sistema Consorzio”. L’efficacia dei risultati è garantita dalla collaborazione tra i diversi operatori coinvolti: AZIENDE CONSORZIATE, IMPIANTI DI TRATTAMENTO e IMPRESE DI RACCOLTA.

La messa a fattor comune delle competenze, l’obbligatorietà della raccolta e l’esclusione del fine di lucro del Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati sono alla base del corretto funzionamento del Sistema Consorzio.

RETE DI RACCOLTA

L’attività di raccolta degli oli lubrificanti coinvolge una pluralità di soggetti. Il COOU, per raggiungere i suoi scopi, si avvale di una rete di raccolta capillare costituita da concessionari e raccoglitori indipendenti presenti su tutto il territorio nazionale. Si tratta di imprese private, autorizzate dalle autorità competenti a raccogliere gli oli usati presso i detentori (industrie, stazioni di servizio, autoriparatori, isole ecologiche, ecc.), per poi stoccarli nei loro depositi. Il prelievo dei lubrificanti usati presso i produttori viene effettuato direttamente o tramite sub-raccoglitori. Gli automezzi dei concessionari sono contrassegnati con il marchio COOU. Una volta conferiti ai depositi del Consorzio, gli oli usati vengono analizzati per determinarne le caratteristiche qualitative e decidere il corretto canale di smaltimento.

La raccolta viene effettuata senza oneri a carico del detentore. I costi della raccolta sostenuti dai raccoglitori sono coperti dal Consorzio. Il COOU inoltre fornisce anche un corrispettivo economico alle imprese di rigenerazione (legge 166 del 20/11/2009) per consentire loro di commercializzare le basi rigenerate a prezzi di mercato.

La rete delle aziende raccoglitrici, 72 in tutto il territorio nazionale, costituisce la spina dorsale del Sistema Consorzio; per questo ognuna di esse deve aver ottenuto la certificazione di qualità ISO 9001 e quella ambientale ISO 14001. Alcune sono in possesso anche della certificazione Emas. Il servizio di raccolta è del tutto gratuito per i produttori di lubrificanti usati non contenenti sostanze che ne impediscano il riutilizzo. In quest’ultimo caso gli oli sono inviati alla termodistruzione e il costo relativo è a carico del detentore del rifiuto.

PRODUTTORI
OLI USATI

»

- Aziende consorziate
- Industria
- Cittadini

 

RACCOLTA
PRIMARIA

»

- Aziende raccoglitrici
- Concessionari

»

DEPOSITI DEI RACCOGLITORI

 

         

RACCOLTA
SECONDARIA

»

- Trasportatori terzi
coordinati dal COOU

»

DEPOSITI CONSORTILI

Rete di raccolta dell’olio usato del Sistema Consorzio

MISSIONE

La missione del Consorzio, così come definita tra l’altro dall’art. 11 del D.Lgs. n. 95 del 1992 e dall’art. 236 del D.Lgs n. 152 del 2006, è la seguente:

  1. promuovere la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulle tematiche della raccolta;
  2. assicurare e incentivare la raccolta degli oli usati ritirandoli dai detentori e dalle imprese autorizzate;
  3. espletare direttamente le attività di raccolta degli oli usati dai detentori che ne facciano richiesta nelle aree in cui la raccolta risulti difficoltosa o economicamente svantaggiosa;
  4. selezionare gli oli usati raccolti ai fini della loro corretta eliminazione tramite rigenerazione, combustione o smaltimento;
  5. cedere gli oli usati raccolti:
    • in via prioritaria, alla rigenerazione tesa alla produzione di oli base
    • in caso ostino effettivi vincoli di carattere tecnico economico e organizzativo, alla combustione o coincenerimento
    • in difetto dei requisiti per l'avvio agli usi di cui ai numeri precedenti, allo smaltimento tramite incenerimento o deposito permanente
  6. perseguire ed incentivare lo studio, la sperimentazione e la realizzazione di nuovi processi di trattamento e di impiego alternativo;
  7. operare nel rispetto dei principi di concorrenza, di libera circolazione di beni, di economicità della gestione, nonché della tutela della salute e dell'ambiente da ogni inquinamento dell'aria, delle acque e del suolo;
  8. annotare ed elaborare tutti i dati tecnici relativi alla raccolta ed eliminazione degli oli usati e comunicarli annualmente al Consorzio affinché li trasmetta ai Ministeri che esercitano il controllo, corredati da una relazione illustrativa
  9. garantire ai rigeneratori, nei limiti degli oli usati rigenerabili raccolti e della produzione dell'impianto, i quantitativi di oli usati richiesti a prezzo equo e, comunque, non superiore al costo diretto della raccolta;
  10. assicurare lo smaltimento degli oli usati nel caso non sia possibile o economicamente conveniente il recupero, nel rispetto delle disposizioni contro l'inquinamento.